La scarsa conoscenza dell’impatto delle carceri fasciste nella deportazione e delle migliaia di persone che vi sono state recluse per ‘non reati’, è in qualche modo ‘figlia’ dell’approssimazione con cui in Italia conosciamo quanto fatto realmente dal fascismo.
Solo per citare qualche dato, alla fine della Seconda Guerra Mondiale troviamo almeno mezzo milione di italiani morti a causa del conflitto a cui se ne aggiungono circa un milione deportati nei campi nazisti. Senza trascurare una guerra non ‘fatta per errore’ ma fine ultimo del regime, che aveva dato il via ai cambiamenti nello scacchiere internazionale invadendo gli stati africani negli anni ’30.
E poi, prima della guerra, libertà individuali negate a causa di una repressione che perseguitava, picchiava e spediva in carcere o al confino – se non uccideva – chi dissentiva, totale assenza di democrazia, leggi liberticide e ‘diritti’ a discrezione se eri fascista o meno.
Il tutto sotto l’occhio attento dell’Ovra, la ‘Gestapo italiana’.
Parafrasando il libro di Antonio Scurati, il fascismo è stato “Il male del secolo”, ispiratore di regimi come quello nazista e di tanti altri di estrema destra disseminati per l’Europa che si sono poi uniti all’Asse nel tentativo di dominio del continente e hanno portato alla Seconda Guerra Mondiale e all’uccisione di milioni di persone.
Eppure in Italia facciamo fatica a dichiararci antifascisti e a condannare nettamente il fascismo. Anzi, spesso lo idolatriamo nonostante chiunque oggi ci si trovasse a vivere – dopo aver conosciuto la democrazia – ne sarebbe probabilmente acerrimo avversario.
Tralasciando i discorsi da bar, tanti politici italiani – anche massime autorità – hanno busti di Mussolini in casa, reputano il duce “un buon politico”, oppure parlano di un fantomatico “Spirito libertario contro l’autorità” che si sarebbe manifestato durante il fascismo, come detto a dicembre 2024 da un viceministro italiano.
Senza considerare l’innumerevole gadgettistica presente con richiami al Ventennio, dai busti ai perizoma, che si possono trovare in città come Predappio dove il fascismo è un affare milionario oppure le ‘adunate’ di nostalgici che si ripetono ciclicamente nelle vie e piazze italiane.
E il paradosso è che si tratta di un ‘passato sognato’ visto che chiunque ‘manifesti’ o ne parla bene oggi in Italia, non era ancora nato quando c’era il regime. Un regime che viene dipinto come un qualcosa “all’acqua di rose” e di onesto, dove non c’era delinquenza, nonostante sia stato uno dei periodi più corrotti e senza possibilità di sapere ciò che accadeva vista la non libertà di stampa, della storia d’Italia.
Un cortocircuito dovuto a tante mancanze, tra cui quello di una Norimberga italiana, di una condanna dei crimini fatti dal regime e delle persone che hanno contribuito a tenerlo in piedi, rimaste poi spesso al loro posto nell’Italia repubblicana. Un mancato processo al fascismo, non fatto anche per ‘opportunità politiche’ e per non ammettere che, se siamo stati i primi alleati del nazismo e usavamo praticamente gli stessi metodi, tanto buoni non potevamo essere stati.
Approfondimenti audio
A più di 80 anni dalla caduta del regime, in Italia si continua a parlare di fascismo. In tanti si chiedono se c’è un rischio del ritorno della dittatura e di un regime i cui crimini non sono mai stati del tutto affrontati. Grazie ad interviste a storici insieme alle storie di due uomini ‘dalla parte opposta’ della barricata in quanto uno partigiano e l’altro spia e torturatore fascista, cerchiamo di capire perché ancora oggi l’Italia non ha fatto i conti col fascismo e quello che realmente è stato.